2012/12/06

1972/12/06: Il giorno del lancio sui quotidiani italiani: "La Stampa"


Le ultime notizie sull'imminente lancio di Apollo 17 sulla prima pagina (in alto) e la undicesima (qui sopra) del quotidiano "La Stampa" di mercoledì 6 dicembre 1972. Mentre negli Stati Uniti saranno le 21,53 del 6 dicembre, in Italia saranno le prime ore di domani giovedì 7 dicembre (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

IL DECOLLO DOMANI ALLE 3,53 (ORA ITALIANA)

Parte l'ultimo Apollo

I tre astronauti Cernan, Evans e Schmitt concluderanno, con la "missione n.17", la grande avventura iniziatasi nel 1957 con il primo Sputnik sovietico - Per l'America ora è un momento di orgoglio e di riflessione: che cosa ha significato la conquista della Luna sul piano scientifico e umano, che cosa si farà in futuro?

(Dal nostro corrispondente) New York, 5 dicembre. A ventiquattr'ore dalla partenza dell'Apollo 17 per l'ultima missione lunare (il decollo è stato fissato alle ore 3,53 italiane di giovedì prossimo) l'America trae il bilancio di quello che è stato per molti aspetti il massimo sforzo tecnico e organizzativo della sua storia, più della stessa bomba atomica. E' un bilancio duplice, umano e scientifico: al programma spaziale "obiettivo Luna", gli Stati Uniti hanno sacrificato la vita di tre uomini, morti il 27 gennaio del '67, in una prova a terra dell'Apollo 1 (e bisognerà non dimenticarne i nomi, Grissom, White e Chaffee), e hanno dedicato risorse industriali e finanziarie senza precedenti, riassumibili nei 26 miliardi e mezzo di dollari di spese, qualcosa come 15 mila miliardi di lire.
I voli Apollo hanno sempre avuto accaniti oppositori. Uno dei più insigni, il professor Etzioni della Columbia University, ha dichiarato ieri di "accogliere con piacere la fine del programma; è stato l'ultimo rigurgito - ha insistito - di una società intossicata dalla tecnologia e dalle relazioni pubbliche, l'ultima evasione del complesso militare-industriale, alla ricerca di difficili conquiste spaziali per evitare di affrontare i problemi ancor più difficili della Terra". Secondo il professor Etzioni, il programma non ha portato che illusioni sul piano umano, e sul piano scientifico l'utile si è perso nello spreco, sarebbero state preferibili, a suo giudizio, semplici spedizioni automatiche come hanno fatto i russi.
Questa opinione esasperata ha subito trovato confutazioni. Lo storico Schlesinger ha scritto che "il nostro secolo sarà ricordato proprio per gli Apollo; si dimenticherà tutto il resto, ma non la prima avventura dell'uomo verso le stelle". Un altro storico, Toynbee, ha aggiunto: "Ben presto ci accorgeremo come i nostri valori sono cambiati dopo la conquista della Luna. Prima usavamo la tecnologia per il benessere materiale: in futuro, ce ne serviremo per la preservazione della biosfera". La Washington Post, ricordando il decennio della crisi vietnamita, così alienante per la società americana, ha affermato: "Il programma Apollo è stato una luce in un'epoca buia". 
L'impresa dell'Apollo 17 sarà un po' come l'atto finale, lo show conclusivo del più grande spettacolo del mondo, che una gran parte dell'umanità seguirà davanti alla televisione. Duecentodieci milioni di americani veglieranno una o due notti davanti ai teleschermi, affascinati dai colori della Rover, delle tute e del paesaggio selenico. Ma molti anche si chiederanno: che ne è stato degli eroi di ieri, che cosa ha significato lo sbarco sulla Luna per i suoi stessi protagonisti? Nel bilancio umano del programma, non si possono dimenticare (al dì là degli scienziati e dei programmatori), gli astronauti, i piloti.
Non tutti i trentasei membri degli equipaggi Apollo hanno saputo riadattarsi alla vita sulla Terra. Sei hanno divorziato dalle mogli, perdendo la famiglia. Uno, forse il più forte, Aldrin, che lo scrittore Mailer definì "fatto di carne e pietra", ha dovuto sottoporsi a lunghe cure psichiatriche. E' crollato dopo il periodo di "quarantena" nel centro di Houston: oggi recita in sketches pubblicitari, e scrive un libro autobiografico. Armstrong, che lo precedette di pochi minuti sulla Luna, quel fatale luglio del '69, s'è ritirato come Cincinnato: insegna, anonimo, in una piccola università del Midwest.
Le storie strane sono la maggioranza. Irwin è diventato un predicatore religioso, travolto dalla Jesus craze, la pazzia di Cristo, gira di città in città diffondendo il verbo. Eisele dirige il "Corpo della pace" in Thailandia, cerca di aiutare i Paesi in via di sviluppo. Mitchell, considerato il più intelligente di tutti gli astronauti, è dedito allo studio della telepatia, vive in un mondo tra la realtà e lo spirito: tentò un esperimento persino dalla Luna, all'insaputa del suo comandante Shepard. Pochi riescono a conciliare il lavoro con le loro aspirazioni: Schweickart, ad esempio, che salirà sugli sky lab, i prossimi "laboratori spaziali orbitanti", si da da fare nel mondo degli hippies contro la droga.
Ma c'è anche chi dagli Apollo  ha ricevuto fama e ricchezza. Frank Borman, prediletto dal presidente Nixon, è vicepresidente di una compagnia aerea. Shepard, che fece il primo volo suborbitale e sulla Luna giocò a golf, è miliardario, commercia immobili. Michael Collins dirige una branca della Smithsonian Institution, il massimo museo scientifico d'America. Schirra è un "divo" della televisione. Lovell è un grande manager d'industria. Ha detto Borman che "non è stato facile riambientarsi, nonostante l'aiuto della Nasa". Come ricordano questi moderni eroi i loro anni passati nel programma? I più disciplinati tacciono, gli altri criticano apertamente. "Eravamo trattati non come uomini, ma come boy scouts" ha dichiarato Cunningham. "Non vivevamo in un centro spaziale, ma in un monastero". Forse dopo la retorica del cow-boy fuorilegge, l'America voleva una immagine perfetta d'uomo, e ha corso il rischio di trovarsi tra le mani personaggi di plastica. Ma la vicende successive li hanno restituiti alla comprensione popolare. I loro libri, nei prossimi anni, chiariranno, molti punti oscuri.
Il bilancio scientifico, forse, è meno interessante per i telespettatori americani. Ma il Christian Science Monitor, sottolineandone l'importanza, lo ha così diviso. "Esso ha portato, in primo luogo, straordinarie applicazioni pratiche nell'industria. In secondo luogo, ha portato la collaborazione con l'Urss, quasi un miracolo, se si pensa che incominciò la risposta alla sfida di Gagàrin. In terzo luogo, ha aperto la strada degli spazi anche alle altre nazioni, a cui il presidente Nixon rivolgerà presto un invito. Per ultimo, ci ha insegnato che l'esplorazione spaziale deve essere sfruttata anche per migliorare le condizioni qui, della Terra".
Il comandante Cernan, il pilota della cabina Evans e il geologo Schmitt coroneranno con la loro impresa quindici anni di incredibile progresso. Come ha scritto Von Braun, a cui forse va il merito maggiore, che nel '57, allorché venne lanciato dai sovietici il primo Sputnik, avrebbe osato pensare concretamente alla conquista della Luna, al viaggio verso i pianeti? Eppure, sostiene Von Braun, nel duemila considereremo la Luna alla stessa stregua dell'Antartico. Cernan, Evans e Schmitt partiranno come si è detto, alle 21,53 di mercoledì ore locali, il primo lancio notturno (in Italia saranno le 3,53 di giovedì mattina) mai compiuto dalla Nasa. (Ennio Caretto)