2012/12/05

1972/12/05: "La Stampa" presenta il programma della missione dell'ultimo Apollo lunare

A pagina 17 del quotidiano "La Stampa" di martedì 5 dicembre 1972, nella rubrica dedicata alla tecnologia e la scienza, la presentazione dell'ultima missione lunare umana (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
La partenza nelle prime ore di giovedì, da Cape Kennedy

Le novità del prossimo Apollo 17

La discesa nella zona di Taurus-Littrow: si potranno raccogliere rocce di due tipi, antiche e più recenti - I misteriosi "mascons" - Una sonda-radar che frugherà sotto la superficie fino a 1300 metri di profondità - Spettrometri, gravimetri, uno speciale radiometro all'infrarosso - Analisi delle radiazioni - Un apparecchio che produrrà terremoti artificiali

Sono state le fotografie scattate nell'estate 1971 dall'astronauta Alfred Worden, mentre orbitava intorno alla Luna in attesa che i suoi due colleghi ritornassero a bordo dell'Apollo 15 dopo aver esplorato gli Appennini di Hadley, a consigliare alla Nasa di far discendere il Lem di Apollo 17 nella zona di Taurus-Littrow. In quelle immagini, scattate con apparecchiature perfezionatissime e con accorgimenti particolari, i geologi di Houston hanno ravvisato caratteristiche tanto singolari da poter soddisfare tutte quelle curiosità che un'ultima esplorazione umana sulla Luna può ancora concedere.
Rocce più chiare del solito, avvistate su una frana di detriti lungo un pendio scosceso che si estende fino ad una valle il cui fondo appare stranamente scuro e assai punteggiato da coni di cenere vulcanica, costituiscono una varietà di materiale ricchissimo di informazioni sul passato della Luna. Secondo gli scienziati, il materiale più chiaro risalirebbe alle fasi iniziali della storia del satellite. Una frana provvidenziale lo ha fatto rotolare a valle, consentendo così ai due astronauti di raccoglierlo con facilità, senza essere cioè costretti a scalare una montagna alta almeno duemila metri. Il materiale scuro, anch'esso a disposizione sul fondo della valle, sarebbe invece il prodotto della solidificazione di lava vulcanica.
Nella zona di Taurus-Littrow esiste perciò la possibilità di raccogliere tanto i materiali molto antichi quanto campioni di quelli relativamente giovani, provenienti dal nucleo più interno della Luna. Esaminando i materiali più vecchi gli esperti potranno ricavare informazioni abbastanza precise sulle condizioni in cui la Luna venne a formarsi - circa 4 miliardi e 500 milioni di anni fa - in seguito alla condensazione di gas primordiale. Dai campioni di lava potranno invece ricostruire le varie fasi attraverso le quali la Luna è passata per assumere il suo stato attuale. Ed è ovvio supporre che queste informazioni saranno preziosissime anche per ricostruire la storia più remota della Terra e dell'intero sistema solare.
La zona d'atterraggio di Apollo 17 deve il suo nome ai monti Taurus, così denominati in omaggio alle omonime montagne che si trovano in Turchia, e al cratere Littrow, che ricorda un valente astronomo e matematico austriaco del XIX secolo. Sulle mappe lunari la località, situata in alto a destra, è indicata dalle coordinate 20°0950,5'' Nord e 30°44'58,3'' Est. Se il disco lunare fosse paragonato al quadrante di un'orologio, la zona di atterraggio verrebbe a trovarsi lungo la direttrice della lancetta che indica le ore due, a metà strada fra il bordo e il centro.
La zona Taurus-Littrow, che si trova ai margini sud-orientali del Mare Serenitatis, interessa gli scienziati anche perché le osservazioni fatte da bordo delle varie astronavi-madre in orbita intorno alla Luna hanno dimostrato che sotto questo "mare" selenico si trova uno dei più grandi "mascon" (da "mass concentration", cioè concentrazioni di massa formate da materiali quasi sicuramente metallici) finora individuati. Queste masse, che sono sede di campi magnetici molto intensi, provocano anomalie gravitazionali locali e modificano sensibilmente il percorso dei veicoli che orbitano intorno alla Luna.
Nuova luce sui misteri lunari verrà non soltanto dalla singolare zona esplorata ma anche dai nuovi strumenti di indagine che in questa missione verranno usati per la prima volta. Si tratta di apparecchi progettati per le missioni successive (Apollo 18,19 e 20) e che dopo la cancellazione di queste ultime sono stati velocemente approntati per la missione d'addio. Il più spettacolare è una sonda radar, che verrà montata sull'astronave-madre. Inviando un penetrantissimo fascio di segnali di varia lunghezza d'onda e di elevata potenza, la sonda può frugare sotto la superficie selenica fino a 1300 metri di profondità. Gli echi riflessi dei segnali, captati dallo stesso strumento, racconteranno molte cose sulla realtà invisibile della Luna: composizione del letto roccioso alle varie quote, allineamento degli strati, contorni delle cavità eventualmente esistenti nel sottosuolo, presenza di acqua sotto forma di ghiaccio, di brina o di vapore. Quest'ultimo sondaggio è ovviamente il più importante, almeno per il risultato immediato: la presenza d'acqua nel sottosuolo potrebbe avvicinare il tempo della installazione delle colonie seleniche e riaprire la polemica sull'esistenza di primitive forme di vita. 
Altro strumento nuovo montato per la prima volta a bordo dell'astronave è uno speciale radiometro all'infrarosso che può captare con maggior precisione queste radiazioni invisibili emesse dalla superficie e fornire i dati per tracciare una topografia completa delle zone sorvolate, comprese quelle in oscurità. La "fotografia termica" consentirà inoltre di ottenere nuove informazioni sulla conducibilità e sulla densità dei materiali presenti in superficie o immediatamente sotto di essa.
La debolissima atmosfera della Luna (in media un atomo di gas per metro cubo) sarà invece analizzata da uno speciale spettrometro all'ultravioletto estremo, già usato sulla Luna dagli astronauti di Apollo 16 nell'aprile scorso ma ora perfezionato e montato per la prima volta a bordo dell'astronave. Lo strumento analizzerà la composizione di quei gas estremamente rarefatti per scoprire se emergono dalle viscere del satellite - e sono il prodotto di reazioni che avvengono ancora oggi all'interno - oppure provengono dallo spazio e sono spinti sulla Luna dalle radiazioni solari. L'impiego di questi nuovi strumenti a bordo dell'astronave acquista la dovuta importanza qualora si pensi che Apollo 17 sorvolerà alcune regioni seleniche mai esplorate in precedenza con apparati di questo tipo.
Fra i nuovi strumenti che verranno usati e abbandonati sulla Luna figura invece un congegno che può provocare piccoli sismi accuratamente controllati. L'esplosione delle piccole cariche di tritolo, sistemate a 3500 metri dai geofoni che percepiranno le vibrazioni telluriche così provocate, verrà comandata via radio da terra dopo la partenza degli astronauti.
Al nuovo gravimetro depositato sulla Luna spetterà invece il compito di misurare la gravità e i movimenti della superficie selenica dovuti alle "maree" prodotte dai cambiamenti nelle forze gravitazionali prodotte dagli spostamenti della Luna rispetto alla Terra e agli altri corpi celesti. Un secondo gravimetro verrà montato sulla Rover ed effettuerà le stesse misure lungo il tragitto dell'auto. I dati così raccolti consentiranno di risalire alla costituzione interna della Luna e di verificare la validità della teoria secondo la quale la gravità si trasmetterebbe per onde.
I risultati forniti dallo spettrometro di bordo della astronave saranno poi integrati da quelli ottenuti sulla Luna da un nuovo strumento che a livello del suolo analizzerà anch'esso la composizione dell'atmosfera lunare. A questo strumento viene affidato anche l'incarico di accertare in quale misura e in quale maniera le particelle che cadono e ricadono sulla Luna riescono a modificarne la superficie. Una sonda lunare a neutroni, anch'essa nuova, misurerà la pioggia dei raggi cosmici provenienti dallo spazio.   (Bruno Ghibaudi)